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La prima prevenzione nasce dall'informazione

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La movimentazione manuale dei pazienti: come ridurre il rischio di patologie muscolo-scheletriche

movimentazione pazientiLa movimentazione manuale dei carichi, normata dal Titolo VI del D.Lgs. 81/2008, è un'attività svolta da quasi il 30% dei lavoratori in Europa (dati EWCS 2010) ed, in particolare, i lavoratori di sesso maschile risultano essere maggiormente esposti (oltre il 40% del totale) rispetto alle lavoratrici (poco più del 20%). Gli uomini, infatti, sono addetti in maniera prevalente ad attività "pesanti" proprie dei settori manifatturiero e delle costruzioni, ma le lavoratrici risultano essere significativamente coinvolte nell'attività di movimentazione dei pazienti in ambito sanitario (EWCS). Evidenza dell'impatto di tale rischio, la si ha anche dai dati Inail (Rapporto Annuale 2010), che evidenziano come le malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico biomeccanico rappresentino circa il 60% (oltre 26.000) delle denunce pervenute all'Istituto nel 2010 e come fra queste le affezioni dei dischi intervertebrali correlabili essenzialmente all'attività di movimentazione manuale di carichi siano le patologie più frequentemente denunciate (oltre 9.000).
Anche l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ha pubblicato nel corso degli ultimi anni una serie di report che dimostrano la pressante attualità della problematica relativa ai disturbi muscolo-scheletrici ed in particolare a quelli della colonna vertebrale, derivanti specificatamente da attività di movimentazione manuale di carichi. In quest'ottica l'Agenzia ha organizzato nel 2007 la campagna informativa europea "Alleggerisci il carico", con il fine di promuovere un approccio gestionale integrato per i disturbi muscolo-scheletrici lavoro-correlati.

Se in qualsiasi altra attività il sollevamento è un problema che riguarda esclusivamente chi solleva, nel lavoro di cura ed assistenza è un problema che interessa anche chi viene movimentato e nessuna soluzione può essere adottata senza considerare i problemi connessi al "carico" umano.
Il sostegno, il sollevamento, il trasferimento e il riposizionamento del paziente sono operazioni ad alto rischio di lesione dorso-lombare o più in generale di disturbi muscolo-scheletrici che, secondo i dati dell'Occupational Safety & Health Administration degli Stati Uniti, hanno portato nel 2010 a 249 casi di assenza dal lavoro ogni 10.000 lavoratori, tasso 7 volte più alto della media di tutti gli altri settori.
In particolare il legame tra gli sforzi fisici e le conseguenti patologie è più elevato laddove bisogna assistere soggetti immobilizzati o poco collaboranti.
Quando una persona solleva, spinge o comunque movimenta un soggetto si producono forze che sono normalmente avvertite e vengono bilanciate dalla messa in atto di meccanismi automatici di protezione degli apparati coinvolti. Tuttavia, specialmente nelle condizioni operative che richiedono rapidità di intervento, possono esistere condizioni che impongono incrementi di forza superiori a quelli attesi o che, tollerati in condizioni normali, non possono esserlo in situazioni di alterazione delle proprietà biomeccaniche delle strutture coinvolte nello sforzo (IPASVI).
Le attività a rischio per gli infermieri sono molteplici, come molteplici sono i fattori che rendono difficile l'adozione di una postura corretta. I fattori sono legati al paziente, "carico" instabile e complesso da spostare, ma anche all'ambiente di lavoro, che spesso costringe a operare a ritmi intensi, in posizioni difficili, facendo torsioni per l'impossibilità di adottare una posizione ergonomica, anche per la mancanza di spazi adeguati. Inoltre, non è da sottovalutare l'aumento costante della popolazione in sovrappeso e dei grandi obesi.

La conformazione del paziente rende difficile rispettare alcuni principi di un corretto spostamento: i pazienti non possono essere mantenuti vicini al corpo di chi li sta spostando e spesso non è possibile prevedere quello che succederà durante la movimentazione.
Per prevenire tali rischi è dunque necessario valutare e scegliere la tecnica corretta di movimentazione in funzione delle caratteristiche del paziente (peso del soggetto, capacità del soggetto di collaborare nel movimento, eventuali condizioni mediche che possono influenzare la scelta del metodo di sollevamento e riposizionamento).
In linea di massima si deve valutare lo spostamento manuale del paziente come attività a rischio e quindi deve essere ridotta al minimo e, se possibile, eliminata.
Ma se è necessario trasferire un paziente manualmente è importante:
- cercare sempre la collaborazione da parte del paziente;
- chiedere sempre l'aiuto di un collega o di personale di supporto;
- assumere la postura corretta con gambe divaricate e leggermente flesse così da avere una superficie di appoggio ampia;
- evitare torsioni o posture incongrue;
- posizionarsi il più vicino possibile al paziente prima di iniziare qualunque tipo di movimentazione;
- verificare che le vie da percorrere siano sgombre da ostacoli e che la superficie del pavimento non sia scivolosa;
- verificare che il piano di lavoro sia alla giusta altezza, in modo che le spalle e le ginocchia possano rimanere rilassate;
- muoversi con il peso vicino al corpo, piegare le ginocchia e tenere la schiena e il collo rilassati e la schiena diritta.
Per ridurre il rischio da sovraccarico determinato dalle manovre di movimentazione manuale del paziente si devono utilizzare attrezzature che consentono di spostare più facilmente il paziente, riducendo le sollecitazioni meccaniche per il rachide dell'operatore. Tali attrezzature, definite ausili minori, comprendono principalmente teli ad alto scorrimento, tavole a rullo, dischi girevoli, cinture ergonomiche, trapezi. Anche quando si utilizzano questi ausili occorre assumere la postura corretta e rispettare le indicazioni per la movimentazione manuale del paziente.
Gli ausili meccanici più grandi, quali sollevatori trasportabili o a soffitto sono indubbiamente utili, ma purtroppo non disponibili in molti contesti.

Di recente, in Inghilterra, proprio per ridurre sempre più l'attività di sollevamento, è stato adottato un nuovo modello che, a differenza del passato, non è più centrato sull'operatore ma è centrato sulla persona, con l'obiettivo di eliminare i fattori che ostacolano l'autonomia del malato, sia a livello ambientale-organizzativo sia favorendo l'utilizzo degli ausilii per consentire al malato di essere autonomo.

 

 

 

 

 

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