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La gestione in sicurezza dei rifiuti a rischio infettivo
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- Articolo caricato il 01 Luglio 2016
La direttiva 2008/98/CE (Direttiva Quadro Rifiuti) fornisce un'ampia definizione europea dei rifiuti pericolosi e stabilisce le norme per la loro regolamentazione ai fini della corretta gestione.
Dal 1 giugno 2015 l'allegato III, della suddetta direttiva, è stato sostituito dal regolamento 2014/1357/UE che ha come punto di partenza l'identificazione di quali rifiuti si devono considerare pericolosi:
pericoloso è definito un rifiuto che possiede una o più delle quindici proprietà pericolose stabilite dall'allegato III della direttiva, come modificato dal regolamento 2014/1357/UE (caratteristiche di pericolo da HP1 a HP15).
Anche il Catalogo Europeo dei Rifiuti è stato aggiornato, con la decisione n. 955 della Commissione del 18 dicembre 2014, adeguandolo al progresso tecnico e scientifico e alla nuova legislazione sulle sostanze chimiche (CLP, Classification, Labeling and Packaging).
Il catalogo, ricordiamo, elenca i rifiuti raggruppati in accordo ai processi industriali generali o ai tipi di rifiuti e distingue i rifiuti in non pericolosi e in pericolosi, questi ultimi identificati con un asterisco (*).
La classificazione costituisce la base della procedura di corretta gestione dei rifiuti, dal momento della loro formazione fino al recupero o allo smaltimento definitivo.
La gestione è costituita da diverse operazioni compiute sui rifiuti quali manipolazione, movimentazione, stoccaggio temporaneo, trasporto e trattamento o deposizione in discarica, che devono essere condotte in modo appropriato per evitare rischi alle persone, alle cose o all'ambiente.
La completa conoscenza dei pericoli potenziali che possono derivare dalle operazioni di gestione dei rifiuti permette di assumere le decisioni corrette per eseguire in sicurezza tutte le operazioni di gestione.
La prima classificazione dei rifiuti suddivide quest'ultimi secondo la loro origine in "urbani" e "speciali", poi in base alle caratteristiche di pericolosità in "pericolosi" e "non pericolosi".
I rifiuti sanitari, che rientrano nella categoria dei rifiuti speciali, sono regolamentati dal D.P.R. 15-7-2003 n. 254, e si suddividono a loro volta in "pericolosi a rischio infettivo" e "pericolosi non a rischio infettivo".
I rifiuti pericolosi a rischio infettivo, caratterizzati dalla caratteristica di pericolo HP9 per la quale ci si riferisce alla legislazione nazionale, sono tutti i rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo nei quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea, nonché da ambienti ove soggiornano pazienti in isolamento infettivo affetti da patologie particolarmente gravi.
La gestione del registro di carico e scarico dei rifiuti e tutti gli adempimenti di legge non saranno trattati in questo articolo che centra il tema sulla sicurezza dell'operatore durante le fasi di manipolazione, movimentazione e stoccaggio temporaneo di questa tipologia di rifiuti.
La valutazione del rischio ha inizio dall'analisi delle principali cause di incidente:
• manipolazione poco attenta del rifiuto, effettuata senza l'ausilio di dispositivi di protezione individuali.
• utilizzo di contenitori non adeguati per dimensioni, resistenza, impermeabilizzazione, chiusura, oppure applicazione di tecniche scorrette di condizionamento.
Le caratteristiche dei contenitori sono definite dall'art. 8 del DPR 254/03:
• il contenitore a diretto contatto con il rifiuto deve essere costituito da un imballaggio a perdere (monouso), anche flessibile, recante la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo" e il simbolo del rischio biologico.
• il contenitore esterno deve essere resistente agli urti e alle sollecitazioni durante la movimentazione e il trasporto e deve essere realizzato in un colore idoneo a distinguerlo dagli imballaggi utilizzati per gli altri rifiuti; questo contenitore può essere monouso oppure riutilizzabile, previa idonea disinfezione ad ogni ciclo d'uso, e anche questo deve recare la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo" e il simbolo del rischio biologico.
• nel caso di rifiuti taglienti o pungenti, l'imballaggio deve essere rigido a perdere, resistente alla puntura, recante la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo taglienti e pungenti", inserito a sua volta nel secondo imballaggio rigido esterno.
Questi accorgimenti di tipo tecnico limitano la possibilità di contatto con l'operatore che, a sua volta, gioca un ruolo fondamentale nel ridurre la possibilità di incidenti: l'uso dei dispositivi di protezione individuale e l'utilizzo di carrelli per la movimentazione in sicurezza sono misure fondamentali per evitare eventi accidentali.
Nella fase di smaltimento del rifiuto, inoltre, è necessario:
• utilizzare il contenitore (dotato dell'apposito sacco) delle dimensioni proporzionate alla produzione media giornaliera di rifiuti a rischio infettivo, allo scopo di evitare permanenze prolungate del contenitore aperto;
• conferire i rifiuti al suo interno, senza comprimerli ed evitando qualsiasi manipolazione a rischio di infortunio;
• riempire il contenitore senza superare i ¾ della capacità, per evitare che l'operazione di chiusura del contenitore e il suo trasporto comporti rischi per gli operatori;
• in caso di rifiuti pesanti (es. sacche di liquido) riempire il contenitore senza superare il limite di peso di omologazione del contenitore;
• chiudere il sacco con l'apposita fascetta, utilizzando guanti monouso, facendo attenzione a non comprimere o toccare il contenuto; successivamente chiudere il contenitore esterno seguendo le linee sagomate o applicando il coperchio, a seconda del modello di contenitore;
• scrivere sul contenitore l'identificazione di provenienza e la data di chiusura al fine di garantire la tracciabilità del contenitore.
Anche la fase di stoccaggio è regolamentata e deve avvenire in depositi temporanei con caratteristiche specifiche per evitare alterazioni del rifiuto, inoltre il tempo di stoccaggio deve essere di massimo cinque giorni dal momento della chiusura del contenitore.
Tramite una gestione sinergica di tutte le fasi descritte sarà, dunque, possibile una significativa riduzione degli eventi accidentali di contaminazione personale e/o ambientale.