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Il ruolo dell'educazione nella prevenzione del rischio biologico
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- Articolo caricato il 13 Giugno 2016
La prevenzione del rischio biologico si basa su un principio comune a tutta la prevenzione del rischio: il diritto alla salute. Questo concetto, ormai lontano dalla mera "assenza di malattia", ha assunto un significato multidisciplinare ed è dunque raggiungibile solo tramite una risposta a sua volta multiforme.
Il frutto di questa evoluzione concettuale delinea in modo chiaro non solo gli obbiettivi di prevenzione ma definisce anche gli strumenti ottimali per raggiungerli.
Come più volte discusso, la gestione del rischio biologico si basa sull'adozione di misure di prevenzione e protezione e precauzioni standard che, se correttamente messe in atto, impediscono il "contatto" con l'agente biologico o ne evitano la propagazione.
Ma cosa vuol dire "correttamente messe in atto"? L'unico strumento efficace è la sensibilizzazione del personale e l'unico modo per ottenerla è attuando modifiche sullo stile di vita e sui modelli di comportamento tramite l'educazione.
Non è infatti vero che con l'educazione produciamo un cambiamento nelle conoscenze, negli atteggiamenti, nelle abilità, nei comportamenti, nelle abitudini ecc...? Assolutamente si.
Ma fare una "corretta educazione" non è per nulla banale, ogni istante della nostra giornata siamo colpiti da stimoli, a volte congruenti i nostri obbiettivi a volte no, e la sola formazione specifica sul rischio non ha un potere tale da battere le nostre convinzioni di base, ovvero quelle dateci dalla nostra educazione.
E' proprio per questo motivo che oggi l'educazione sanitaria gioca un ruolo centrale nella prevenzione, per far sì che tutti riescano ad assumere decisioni utili al mantenimento ed al miglioramento della propria salute. In questo modo non ci si limita a comunicare le informazioni, ma si favorisce la motivazione, la capacità e la fiducia, responsabilizzando la popolazione e preparando un buon terreno per la prevenzione primaria e secondaria.
Per tali ragioni, questo tema è stato lungamente trattato durante il Biosafety and Biosicurity Simposium 2015, durante il quale è stato di vero interesse conoscere i diversi approcci mondiali, tutti incentrati però sul perseguire questo modello di cultura della biosicurezza che dovrà partire dall'educazione di base ovvero quella scolastica.
Questo potere intrinseco dell'educazione trova un forte alleato nel concetto di "scienza responsabile", ovvero la cultura della sicurezza come componente di una cultura di responsabilità all'interno delle scienze della vita. Questa cultura responsabile ha già prodotto i primi risultati positivi, che possiamo "toccare con mano" visitando il sito della National Academy of Sciences degli Stati Uniti (http://www.nasonline.org/ ) che la utilizza come modello già da anni.
La costruzione di un quadro di scienza responsabile per sostenere e valorizzare una cultura esistente di condotta responsabile e professionale nelle scienze della vita è un approccio potente ed efficace per la prevenzione, tanto da essere enfatizzato anche da Ahmet Üzümcü, direttore generale dell' Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC): "Il nostro obiettivo è quello di contribuire agli sforzi volti a promuovere una cultura di scienza responsabile . Questo farà sì che le generazioni attuali e future capiscano e rispettino l'impatto che il loro lavoro può avere sulla sicurezza".
Ci si rivolge dunque a tutti, non solo ai professionisti della sanità, perché anche solo facendo nostro questo concetto di responsabilità, in ogni ambito della nostra vita, partendo dalla famiglia, dalla scuola e dalla sanità, possiamo costruire davvero un futuro sicuro.